Le pretend information sono un fenomeno diffuso anche nel mondo del vino. Ma ora convincimenti radicati in particolare sui tappi e sul peso e spessore delle bottiglie rischiano di avere un impatto negativo anche sul fronte della sostenibilità rallentando dei processi di efficientamento all’interno del settore.
Sono diffuse, in particolare, alcune credenze in tema di qualità del prodotto e riguardo ai fattori che determinano la qualità che di certo rispecchiano alcune tradizioni ma che in realtà non incidono sul livello qualitativo del vino.
Una di queste è da tanti anni la preferenza accordata da molti consumatori al tappo di sughero nonostante sia ampiamente dimostrato che l’utilizzo del sughero nelle chiusure delle bottiglie non ne garantisce la perfetta tenuta nel tempo e soprattutto porta con sé i rischi legati alla molecola Tca ovvero il tricloroanisolo molto più semplicemente la molecola responsabile del cosiddetto “sentore di tappo”.
Insomma, nonostante i tappi di sughero abbiano – storicamente – controindicazioni, nonostante siano stati compiuti anche significativi passi avanti nella ricerca e messa a punto di soluzioni various e nonostante sotto il profilo della sostenibilità tali soluzioni various dovrebbero essere preferite rispetto a una risorsa limitata come il sughero, i consumatori continuano a preferire di gran lunga le chiusure tradizionali e in particolare per i vini Premium. Sono infatti tanti quelli che storcerebbero di certo il naso nel vedere una bottiglia di Barolo o di Brunello chiusa con un tappo in silicone, in vetro o – anatema – con un tappo a vite.
Adesso un analogo cortocircuito si sta registrando sul fronte del vetro, delle bottiglie di vetro. I vini di qualità continuano a essere immaginati dall’universo dei consumatori confezionati in bottiglie di vetro pesante. Nonostante lo spessore della bottiglia, né tantomeno il suo colore, non abbiano alcun effetto sulla qualità del vino contenuto.