Forte calo della produzione e la bilancia commerciale che vede per la prima volta l’import superare l’export. Il tutto in un periodo di costi document per i mangimi e l’energia. La fotografia sull’ultimo anno del settore delle carni bianche scattata da Ismea potrebbe far configurare un saldo negativo per i bilanci degli allevatori. Che invece hanno registrato soddisfacenti livelli di redditività, oltre che un fatturato in crescita, spinto dall’inflazione.

Il paradosso dell’aviaria

«L’impatto dell’influenza aviaria, che ha ridotto molto la quantità di carni sul mercato, ha permesso un rapido adeguamento dei prezzi finali di vendita ai costi di produzione, che sono esplosi – spiega Antonio Forlini, presidente di Unaitalia, l’associazione che raggruppa i produttori di carni avicole –. In un altro momento probabilmente l’offerta abbondante avrebbe frenato l’aumento dei prezzi e influito negativamente sulla marginalità. Ovviamente è stato importante anche che la richiesta delle famiglie sia rimasta buona, nonostante i prezzi più alti. Le promozioni sulle carni bianche, che in genere sono sempre molto praticate dai supermercati, per un certo periodo dello scorso anno sono state praticamente azzerate».

Consumi senza crisi

La domanda dei consumatori si è dimostrata quindi rigida: secondo le rilevazioni Ismea, -0,2% in quantity nel 2022 per un +18% di euro spesi. Un aumento in valore che di conseguenza farà lievitare il giro d’affari del settore che nel 2021 valeva 5,8 miliardi alla produzione.

Nello stesso periodo in cui la domanda interna registrava un «progressivo consolidamento», i mangimi e l’energia «hanno segnato un’impennata che si è tradotta in un consistente aumento dei costi di produzione» (l’indice Ismea è passato in poco più di un anno da 127 a 156 punti), e in una «rapida e rilevante crescita dei listini». L’incrocio dei due development ha portato a un «miglioramento della redditività degli allevamenti per tutto il 2022», si legge nel report che sarà diffuso oggi.

Se a livello europeo nel 2022 la produzione è rimasta stabile (+0,3%) – «dopo la costante crescita nel decennio 2010-2020 e il sensibile ripiegamento nel 2021 (-1,9%)» – in Italia è invece calata del 12% in un anno, «al minimo degli ultimi dieci» per «problematiche di ordine sanitario»: secondo i dati di Efsa l’ondata di aviaria è stata la più grande mai riscontrata in Europa (2.467 i focolai osservati nel pollame e 48 milioni gli uccelli abbattuti).

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