Un vigneto da 97mila ettari, tre volte quello della Nuova Zelanda. Ventitré tra Doc e Docg. Prima regione in Italia per superficie biologica (370mila ettari) che ne fanno la più grande space vinicola bio (30% dell’intera superficie nazionale). Un fatturato complessivo stimato in un miliardo di euro e la stragrande maggioranza delle aziende a conduzione familiare. Non è di oggi la case historical past di successo del vino siciliano, ma ogni anno, quando nell’isola convergono da tutto il mondo esperti e giornalisti per le degustazioni en primeur, si riaccende l’entusiasmo per una filiera che, sapendo davvero fare squadra, in pochi decenni è riuscita a dare l’adeguato valore a una produzione enologica fino advert allora poco considerata.
Oggi il vino siciliano è un asset formidabile: non solo ha valorizzato i propri model sui mercati esteri, ma è riuscito advert imporre vitigni autoctoni e aree di elezione, come dimostra lo straripante interesse verso l’Etna. E anche quest’anno la manifestazione Sicilia en primeur ha fornito l’occasione per fare il punto sull’enologia siciliana e riflettere sul futuro. Che sempre più spesso supera i confini della cantina e diventa polo di attrazione del territorio.
«La Sicilia – afferma Laurent de la Gatinais, presidente di Assovini Sicilia, 100 associati e 70 milioni di bottiglie prodotte – ha tutte le carte in regola per diventare una wine vacation spot di eccellenza, la Napa Valley del Mediterraneo, in virtù della varietà e qualità del vino, le bellezze paesaggistiche, un patrimonio storico-archeologico unico. L’enoturismo si rivela in Sicilia un fattore economico e strategico grazie alla capacità delle cantine di essere un contenitore culturale ideale dove coniugare arte, storia, natura, cultura gastronomica, territorio, genius loci».
Il mondo del vino siciliano intende sostenere questa strategia: promuovere, attraverso l’enoturismo, «la diversità e la qualità dei territori, la loro ricchezza e cultura gastronomica, il patrimonio paesaggistico-culturale».
Già oggi, secondo un sondaggio tra gli associati di Assovini Sicilia, il 90% delle aziende ha una struttura adibita a visite e degustazioni in cantina, il 32% possiede una struttura ricettiva con posti letto e il 30% offre una proposta di ristorazione. La visita a cantine e vigneti si trasforma in wine expertise. Oltre il 51% delle strutture propone attività: dai corsi di cucina ai percorsi benessere, dal wine trekking ai tour che rendono protagonisti paesaggio e cultura dei luoghi.
«La Sicilia conferma il suo primato come migliore meta enogastronomica per i turisti italiani grazie al fascino esercitato dal meals & wine – ha confermato Roberta Garibaldi, presidente dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, durante il suo intervento al convegno organizzato presso il parco botanico Radicepura, ai piedi dell’Etna, dove nei giorni scorsi è stata inaugurata la Biennale del Paesaggio Mediterraneo.