Se i frutti rossi fossero una squadra, il mirtillo ne sarebbe indiscutibilmente il capocannoniere, visto che nel 2022 ha segnato due gol storici: ha superato i due milioni di tonnellate di produzione mondiale (fonte Worldwide Blueberry Group) e i 100 milioni di euro di vendite nella distribuzione moderna in Italia (dati Italian Berry-Gfk Italia). Due risultati che coronano un percorso di crescita in atto da anni, trainato da un’innovazione varietale che ha migliorato le caratteristiche organolettiche dei mirtilli, ne ha prolungato la disponibilità sul mercato per tutto l’anno e ne ha espanso gli areali produttivi a tutte le latitudini. Rivoluzionando lo situation competitivo.
La coltivazione di mirtilli è cresciuta nei principali Paesi produttori e ha debuttato in modo massiccio in nuovi territori. Se Cina, Stati Uniti e Perù restano i chief mondiali, ora si devono guardare dalla crescita di competitor agguerriti, come Messico e Sudafrica. In Europa domina la Spagna ma sono stati soprattutto Portogallo e Polonia advert aver sviluppato la produzione. E così sono cambiate le coordinate del mercato: per il Perù, primo esportatore al mondo, i mirtilli hanno scalzato gli avocado come secondo prodotto più venduto all’estero, mentre «la Polonia ha triplicato i volumi, diventando il principale fornitore della Germania», ha spiegato Bruno Mezzetti dell’Università Politecnica delle Marche all’Worldwide Blueberry Days, tenutosi a Rimini durante Macfrut.
Anche l’Italia è entrata nella “blueberry age” e il mercato sembra promettente. Le produzioni stanno aumentando sia nelle aree vocate, come Trentino e Piemonte, sia nelle regioni meridionali, in particolare in Sicilia, Basilicata e Calabria.
Anche i consumi crescono, sebbene siano ancora bassi perché per gli italiani i mirtilli sono una passione recente. Ma capace di reggere anche al taglio dei consumi di frutta avvenuto nel 2022. L’anno scorso, infatti, la spesa per comprarli è aumentata dell’1,6% nonostante l’andamento deflattivo (-2,2% i prezzi rispetto al 2021) e le quantità acquistate sono aumentate del 4%, arrivando a 8.815 tonnellate. Sono stati soprattutto gli acquirenti più affezionati a questi frutti a comprarne di più e più spesso. «Gli italiani attribuiscono un alto valore al mirtillo, perché lo ritengono espressione della natura più profonda, quella del sottobosco – commenta il sociologo Vanni Codeluppi – E lo considerano un vero superfood, capace di dispiegare i suoi effetti benefici su molti fronti e in tanti prodotti, anche non alimentari, dagli integratori ai cosmetici».
La continua crescita della domanda interna, le potenzialità offerte da nuove occasioni di consumo (a partire dagli snack salutistici) e la disponibilità di frutti più grandi e dolci, ma anche di maggior resistenza e durata (anche fino a 60 giorni), sta attirando l’attenzione della Gdo. Soprattutto per le potenzialità, considerato che oggi solo 21 famiglie su 100 acquistano questo frutto e che ci sono molti ex consumatori (delusi) da riconquistare. Compito affidato alle nuove varietà high quality, gestite in modo da “sedurre” anche la Gdo grazie a un approccio innovativo.