In Italia produciamo oltre 250 formaggi, eppure quello che più brilla per crescita lo importiamo dalla Grecia: è la Feta, che, grazie alla crescita costante degli ultimi anni, si è ormai guadagnata uno spazio significativo sulla tavola degli italiani. Le vendite nella distribuzione moderna sfiorano le 6mila tonnellate per un controvalore di 74 milioni di euro e continuano a crescere, mentre la maggior parte degli altri formaggi freschi perdono volumi (fonte NielsenIQ). Oltretutto la feta è uno dei formaggi freschi più costosi (12,66 euro/kg di media), superato solo da mascarpone e caprini.

Oggi nella grande distribuzione si vendono quantità di Feta tre volte superiori a quelle dei tradizionali caprini o della fashionable stracciatella, mentre l’incasso è superiore a quello realizzato da robiole e fiocchi di latte. Mica male per un formaggio che, fino a pochi anni fa, period poco noto in Italia o tutt’al più considerato un memento delle vacanze in Grecia.

«La provenienza da un Paese che è un’amata e frequentata meta turistica ha rappresentato un punto di forza per l’affermazione della Feta, il cui vissuto è di un formaggio tradizionale e genuino– spiega Giovanna Chiarini, direttore acquisti meals di Atlante, azienda specializzata nei prodotti greci, che fornisce Feta a molte personal label e la vende con il suo model Kionas –. A suo favore hanno giocato poi anche la ricerca di prodotti di qualità e dai sapori più connotati e il increase dell’excessive protein, che ne sta trainando i consumi a livello mondiale».

Uno studio di Allied Market Analysis stima che il mercato globale della Feta valga 10,5 miliardi di dollari e che possa arrivare a 15,6 miliardi di dollari entro il 2028. Ma, analogamente a quanto accade nello yogurt greco, a dominare sono i prodotti “greek type” realizzati in diversi Paesi dai colossi lattiero-caseari internazionali rispetto alla Feta Dop, ossia quella prodotta in Grecia con una miscela composta da almeno il 70% di latte di pecora e il 30% di latte di capra.

Ma di export vive il settore caseario greco, che nel 2022 ha venduto all’estero oltre il 65% delle 127mila tonnellate di feta prodotte nel paese per un controvalore file di 605 milioni di euro, il 56% in più rispetto al pre-Covid. Le esportazioni greche restano focus per il 70% in cinque Paesi, Germania in primis (fonte Ministero greco dello sviluppo rurale e dell’alimentazione) e l’Italia ne assorbe solo l’11% ma ne acquista sempre di più: nel 2022 ne ha importato 11.500 di tonnellate per circa 80 milioni di euro (rispettivamente +13,4% e +48,4% rispetto al 2021, fonte Istat).

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