C’è un polo marchigiano che produce mozzarelle, burrate e stracciatelle esportate anche in mezzo mondo, dalla Svezia alla Corea. È quello che fa capo alla famiglia Sabelli, la cui quarta generazione guida un gruppo da oltre 238 milioni di euro di fatturato consolidato, che ha chiuso il 2022 non solo con una crescita document a valore (+34,5%) ma anche con un aumento del 10% dei volumi venduti. Numeri che la confermano tra i chief del comparto caseario italiano, primo gruppo imprenditoriale familiare nelle mozzarelle, dietro la multinazionale Lactalis e il gruppo cooperativo Granarolo.
«Nonostante le tante criticità del 2022, a partire dalla crescita document del prezzo del latte e dell’aumento dei costi energetici e di produzione, e la contrazione degli acquisti da parte dei consumatori, noi siamo riusciti a crescere, in particolare a partire dal secondo semestre e soprattutto nell’horeca (bar e ristoranti, ndr) , che ha visto ripartire molto bene i consumi» commentano Angelo Galeati e Simone Mariani, amministratori delegati di Sabelli nonché pronipoti del fondatore Archimede Sabelli.
Così nemmeno la funesta congiuntura del 2022 ha fermato la crescita del gruppo marchigiano, che in 25 anni ha più che sestuplicato il suo giro d’affari grazie alla crescita interna e un paio di acquisizioni (Trevisanalat e Caseificio Val d’Aveto). Oggi Sabelli ha quattro stabilimenti (di cui uno in Slovenia), dove realizza 127mila tonnellate di prodotti, e gestisce 8 piattaforme distributive, occupando 500 lavoratori. Per valore delle vendite, è la quarta azienda del settore alimentare della regione Marche.
«La crescita del nostro gruppo è stata costruita su due pilastri – proseguono Galeati e Mariani – da un lato ci sono i nostri model Sabelli e Natura Sincera, con cui realizziamo il 50% del fatturato e sviluppiamo innovazione, portando valore aggiunto al mercato. Dall’altro ci sono le non-public label, che valgono l’altra metà, e ci permettono di fare volumi e di consolidare il rapporto con i nostri clienti del retail sia in Italia che all’estero».
L’export oggi realizza il 13% delle vendite ma il gruppo mira a triplicarne l’incidenza, contando sulle potenzialità dei formaggi freschi italiani tradizionali di qualità. Un caso emblematico è quello della burrata, di cui Sabelli non solo è il model chief nella Gdo in Italia e il principale fornitore dei canali tradizionali e dell’horeca, ma su cui ha puntato per farsi conoscere e apprezzare in tanti paesi europei. A partire dalla Francia dove oggi il mercato della burrata ha raggiunto quello storico della mozzarella di bufala. «La qualità del prodotto è stata ed è determinante – sottolineano Galeati e Mariani –. Per questo l’anno scorso, anche a scapito della nostra marginalità, abbiamo deciso di aumentare la remunerazione degli allevatori marchigiani da cui acquistiamo il latte fresco per le nostre burrate, la cui produzione nel 2022 è aumentata a doppia cifra». Se la management nella burrata è stata costruita nell’arco di una quindicina di anni, un successo più recente è quello della stracciatella di burrata, con cui oggi il model Sabelli realizza 16,8 milioni di fatturato. Ma perlopiù in Italia, perché i mercati esteri sembrano ancora tiepidi verso quest’eccellenza italiana. Anche se è solo questione di tempo (e pazienza), dicono in Sabelli.