Un’analisi sullo stato di salute agroambientale dell’Italia anche in raffronto con alcuni Paesi UE mostra come a fronte di un valore aggiunto del settore agricolo nazionale rimasto sostanzialmente stabile rispetto ai primi anni 2000, si sono ridotti sostanzialmente sia l’utilizzo di energia in agricoltura (-13%) sia tutte le principali emissioni inquinanti del settore, inclusi i gasoline advert effetto serra (-14%), con livelli di emissioni di ammoniaca sostanzialmente già in linea con gli obiettivi di riduzione per il 2030 concordati con l’UE.
Contemporaneamente, i dati relativi ai residui di agrofarmaci negli alimenti rivelano un’agricoltura italiana estremamente sicura sia in termini assoluti – l’Italia ha registrato una costante riduzione delle percentuali di alimenti con residui oltre i limiti di legge, fino a scendere nel 2021 allo 0,7% di campioni non conformi – sia al confronto con i principali Paesi UE (Germania, Francia, Spagna). Tra i diversi Paesi UE, l’Italia, con 9.639 campioni analizzati, è quello con la più alta percentuale di prodotti con residui non rilevati (62,7%).
Un uso attento delle risorse che trova conferma nell’evoluzione delle vendite di agrofarmaci, in netta contrazione negli ultimi 10 anni, con la significativa complessiva riduzione in Italia del 12% tra il triennio 2019-21 e quello 2011-13. Le riduzioni sono ancora più consistenti quando si guarda ai volumi di principi attivi in essi contenuti. Una contrazione complessiva del -17% tra il triennio 2019-21 e quello 2011-13.Un pattern del tutto differente è quello che interessa la categoria di agrofarmaci contenenti principi attivi anche di natura biologica. In questo caso la crescita tra il triennio 2019-21 e quello 2011-13 è del +102%.Tra le tematiche coperte dall’Osservatorio, vi è anche l’evoluzione di alcune colture minori, utile a monitorare e comprendere i nuovi mercati potenziali per gli agrofarmaci, e le specifiche esigenze di difesa di colture con superfici ancora contenute ma tassi di crescita particolarmente interessanti: l’Italia emerge come il secondo Paese in tutta l’UE (dietro la sola Spagna) in termini di varietà di colture presenti sul suo territorio.
Un’analisi sull’andamento delle superfici coltivate negli ultimi 10 anni mostra un panorama in costante evoluzione, con alcune colture minori ormai consolidate nella struttura produttiva italiana, quali cece, pisello proteico e carota, ma anche altre colture che – seppur interessando superfici ancora ridotte – hanno registrato una notevole espansione (tra queste, in particolare, melograno, lino, arachide).
L’innovazione tecnologica, inclusa la disponibilità sul mercato di agrofarmaci innovativi, è un fattore determinante nella lotta alle avversità biotiche emergenti, la cui diffusione sul territorio italiano è collegata – tra gli altri – anche ai fenomeni di cambiamento climatico ed alla progressiva interconnessione tra i mercati, che favoriscono la diffusione di patogeni in aree various da quelle di origine (come nel caso del batterio Xylella fastidiosa), o un aumento della virulenza di patogeni già presenti sul territorio (come nel caso della peronospora della vite, della patata e del pomodoro). Gli agrofarmaci innovativi svolgono in questo contesto un ruolo centrale, all’interno di una più ampia strategia di difesa che integra misure preventive, healing e di mitigazione degli impatti, anche basate sull’adattamento delle tecniche produttive e sull’utilizzo di innovazioni tecnologiche e della sensible agriculture.L’ultima tematica affrontata analizza lo stato e gli andamenti dell’immissione sul mercato di nuovi agrofarmaci.