Non migliorano i conti di Past Meat, uno dei pionieri degli hamburger plant primarily based, cioè di quelle preparazioni a base di proteine vegetali che cercano di imitare in tutto e per tutto colore, consistenza e soprattutto gusto della carne animale. Anche l’ultima trimestrale sarà peggiore del previsto e l’azienda californiana sta mettendo in campo azioni sul modello di enterprise.
Past Meat sta infatti tagliando altri 65 dipendenti – il 19% della sua «forza lavoro non produttiva» – dopo le 240 persone che erano state lasciate a casa lo scorso anno. L’azienda di carne vegetale ha fatto anche sapere che i tagli fanno parte «di una più ampia ristrutturazione aziendale» che sta valutando la possibilità di abbandonare alcune linee di prodotti, di modificare i prezzi, di spostare la produzione e di rivedere le sue posizioni in Cina.
Il plant primarily based oltre la pretend meat
Le difficoltà di Past Meat potrebbero essere un segnale importante della difficoltà che questo tipo di prodotti plant primarily based hanno a sfondare dopo la forte curiosità iniziale. Anche se naturalmente le difficoltà di una singola azienda non ricalcano necessariamente quelle di un intero settore (la solidità di altri large e begin up del settore comunque è tutta da verificare).
In Italia ad esempio il business del plant based (proteine vegetali) risulta ancora in crescita e ha raggiunto i 500 milioni di euro nel 2022 secondo Unione Italiana Meals.
La sfida della carne sintetica
Il tutto in attesa della nuova frontiera della carne sintetica, cioè quella prodotta a partire da vere cellule animali attraverso un procedimento di coltura in cosiddetti bioreattori.A mangiare quest’ultimo tipo di carne per ora costosissima sono stati pochi al mondo, ma in Olanda è tutto pronto per produrla anche in Europa (che ancora deve dare il through libera).