Per cercare di limitare i danni di un altro anno assai negativo per le pere italiane, il Consorzio di Tutela della Pera dell’Emilia Romagna Igp ha deciso di stringere una partnership con il mondo della distribuzione per qualificare al meglio il prodotto disponibile e comunicarlo con una campagna pubblicitaria su stampa e television.
Il 2023 è stato caratterizzato da «una stagione da allarme rosso per il comparto della pera». Secondo i produttori dell’Emilia Romagna «la situazione si sta rivelando anche peggiore rispetto alle più prudenti previsioni formulate lo scorso luglio».
UNAPera – la più grande associazione europea di pere che riunisce oltre 5.000 aziende agricole su più 8.500 ettari, pari in media al 70% della produzione dell’Emilia Romagna, dispone quest’anno di circa 30mila tonnellate di prodotto per il consumo fresco, pari a un terzo di quelle dello scorso anno, quando la raccolta si period attestata a quota 90.000 tonnellate.
«Se si considera che l’Italia può contare per questa annata su circa 50mila tonnellate di prodotto per il mercato del fresco – dicono da UNApera – a fronte di un potenziale di consumo più che doppio, è possibile rendersi conto della drammaticità della situazione».
Il calo della produzione, soprattutto in Emilia Romagna, è un pattern che in questi ultimi anni è andato consolidandosi, complice innanzitutto la riduzione degli ettari coltivati: dai 18.500 del 2017 si è passati agli attuali 12mila. Una flessione dettata dalle difficoltà tecniche legate a questa coltivazione, indotte in gran parte dalle avversità climatiche. Al di là delle calamità eccezionali, come l’alluvione di quest’anno, il pero è infatti una pianta che soffre in modo particolare l’innalzamento medio delle temperature, che spesso porta advert anticipi nel risveglio vegetativo, con effetti catastrofici se seguono gelate in fioritura o addirittura dopo la comparsa dei frutticini.
Il crollo delle rese si riflette sulla remunerazione degli agricoltori: «nonostante gli sforzi di UNAPera – si legge in una nota – che lavorerà per liquidare ai pericoltori un valore medio-alto per unità di prodotto, sia per il fresco che per il prodotto destinato all’industria, il totale per ettaro sarà ovviamente poco più di un terzo rispetto al 2022, poiché risentirà del calo produttivo, per un totale che per l’associazione si attesterà su poco più di 30 milioni di euro, quasi il 70% in meno rispetto ai poco meno di 100 dello scorso anno».
Oltre al danno diretto vi è tutto quello sull’indotto, che vale quasi il doppio.
Per aiutare i produttori a superare questa contingenza, le istituzioni stanno studiando un piano di ristori per l’immediato e un piano di finanziamenti per ammodernare i frutteti.
La minor quantità di frutti per pianta ha però favorito lo sviluppo «di pere di maggiore qualità a livello di grado zuccherino», tanto che l’obiettivo è quello di arrivare a commercializzare almeno 10mila tonnellate di prodotto a marchio Ig.