Tutti possiamo imparare a parlare di vino in maniera semplice e comprensibile, evitando figuracce, ma soprattutto senza bisogno di appartenere a una élite di appassionati. A cosa serve raccontare agli altri le personali percezioni olfattive e gustative ricorrendo advert accostamenti semantici inafferrabili o alle fantasie più sfrenate? Talvolta divertenti, a dire il vero, ma incomprensibili per molti.

Il fascino di una buona bottiglia ha uno stretto legame con la storia che la precede, col racconto di chi l’ha prodotta, a mio avviso più interessanti rispetto alla lista dei sentori all’interno del calice. Le impressioni olfattive e gustative all’interno di un bicchiere di vino descrivono l’indefinibile.
Per parlare di vino in maniera semplice e comprensibile a tutti dunque occorre mettere da parte quella specie di aura intellettuale che qualcuno gli ha costruito intorno per renderlo nobile, complesso e colto; invero inafferrabile per il consumatore finale, ma di crescente interesse per collezionisti e investitori.

Il gusto e l’olfatto evocano sensazioni molto soggettive ed è quasi impossibile mettersi d’accordo del tutto, mi pare normale! Eppure, chi parla di vino scivola spesso su un racconto autoreferenziale, autobiografico, col risultato di rendersi incomprensibile a qualsiasi platea: dalla cena in famiglia, al wine bar o nelle numerose fiere e degustazioni enogastronomiche sempre più diffuse.

La sincerità paga

Vediamo allora qualche suggerimento per non fare scena muta quando qualcun altro cube la sua a proposito di un vino che state assaggiando insieme. Per prima cosa non abbiate paura di dire quello che realmente percepite all’olfatto e al gusto. Se l’esperto di turno sente il cardamomo e voi no, non sentitevi obbligati a dargli ragione, anche perché probabilmente non lo sente nemmeno lui (anzi, quasi sicuramente). Inoltre, tenete bene a mente che se uno per fare il fenomeno spara una quarantina di odori in un solo bicchiere o è in preda al delirio alcolico o, più probabilmente, è in malafede. La descrizione di un calice di vino non è l’assolo di un chitarrista virtuoso e non deve essere autobiografica.

Siate comprensibili a tutti evitando espressioni eccentriche, se non addirittura pittoresche. Colui che lo definisce “teso, dritto” si spiegherebbe meglio se dicesse che all’assaggio percepisce una spiccata acidità. Grossomodo le due espressioni significano la stessa cosa, ma sono convinta che per un neofita sia più chiara la seconda. Già che ci siamo mi permetto una piccola digressione ricordandovi che l’equilibrio gustativo di un vino è determinato principalmente da tre elementi: acidità, frutto e grado alcolico. È un aspetto fondamentale e quando nessuno dei tre prevale, significa che state bevendo qualcosa di equilibrato e armonico.

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