Sull’argomento ha preso posizione anche Giovanni Belletti, docente presso il Dipartimento di Economia e Administration dell’Università di Firenze, secondo cui la sostenibilità delle produzioni Dop e Igp dovrebbe idealmente nascere dal legame multidimensionale fra il prodotto di origine e il territorio, dalla specificità delle risorse utilizzate e dalle identità che caratterizzano la popolazione locale. «Le potenzialità di questi prodotti – ha osservato il professore – devono tradursi in una risorsa per le filiere locali e produrre valore, non solo economico ma anche sociale e ambientale, in modo circolare, inclusivo e rigenerativo. La sostenibilità è un processo che non interessa solo la singola impresa ma l’intera dimensione collettiva, rispetto a un modello di collaborazione che deve far convergere attori privati, soggetti pubblici ed entità consortili».

Il punto di partenza è quindi capire cosa sono la sostenibilità applicata al mondo agroalimentare e le complessità da affrontare per agire in questa direzione, soprattutto nelle aree più impervie e montane. E se l’obiettivo finale è la valorizzazione (in chiave sostenibile, ovviamente) del prodotto di origine, la questione – a detta di Belletti – va affrontata come un processo circolare non limitato al concetto di “ridurre”, bensì come risultato da raggiungere attraverso differenti attività fra loro interconnesse, innovazione continua, un approccio collettivo e territoriale e la generazione di effetti più ampi come il turismo Dop.

Dei circa 13 milioni di turisti arrivati in Toscana nel 2022, di cui 6,4 milioni stranieri, ben 1,1 milioni hanno trovato ospitalità negli agriturismi grazie al lavoro delle 1.944 strutture inserite nel circuito delle Indicazioni Geografiche.
Il quadro di insieme dell’intero comparto si può riassumere con alcuni numeri significativi. Degli oltre 612mila ettari di superficie agricola coltivata nel 2022 (destinata principalmente ai foraggi, seguiti da cereali, olive da tavola e da olio e vitigni), e al netto dei terreni destinati a vigneti, l’space impiegata per le produzioni Dop e Igp alimentari rappresenta il 14% del totale regionale rimanente e arriva al 30% se rapportata alla superficie regionale dei settori propri delle Ig.

La Toscana delle denominazioni Dop e Igp del meals&wine ha prodotto nel 2021 poco meno di 1,4 miliardi di euro di ricavi (con un incremento del 18% su base annua) e costituisce rispettivamente il 30% e il 21% del valore agroalimentare sviluppato su base regionale e nazionale. Vi lavorano poco meno di 18mila operatori e il suo principale vanto sono le 90 produzioni certificates, di cui 32 sono prodotti alimentari e 58 vinicoli.

Proprio il vino è il comparto decisamente più rilevante in termini economici (pesa per il 15%, seguito nell’ordine da frumento duro, carni avicole, latte ovicaprino, carni suine e olio di oliva) della produzione agricola toscana, che nel 2022 ha raggiunto quota 3,6 miliardi di euro (1,4 miliardi derivano dal settore meals&wine) con un incremento anno su anno del 17%.

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