Ma a preoccupare è soprattutto la qualità del nuovo raccolto, con «tutti i principali parametri, dal tenore proteico al peso ettolitrico, chiaramente insoddisfacenti. Una situazione – aggiunge Martinelli – che non potrà non influire sulle strategie di approvvigionamento dell’industria molitoria italiana, con necessità di un maggior ricorso advert onerose importazioni, che da sempre trasforma le migliori varietà di frumento, a prescindere dalla loro origine, per produrre semole rispondenti alle esigenze dei pastai italiani e dei consumatori».
Nei primi cinque mesi dell’anno l’import è quasi raddoppiato a oltre 1,1 milioni di tonnellate, secondo il rapporto dall’Anacer, l’associazione dei dealer, sulla base dei dati provvisori dell’Istat.
Per il frumento tenero è atteso un recupero dai minimi storici dello scorso anno con una produzione che potrebbe nuovamente superare 3 milioni di tonnellate, rispetto però advert un fabbisogno interno di oltre 6,5 milioni. Non solo, i danni alla qualità del raccolto potrebbero dirottare parte della produzione a uso mangimistico.
«Una parte significativa della produzione normalmente destinata all’alimentazione umana – indica Valente – potrebbe essere declassata advert uso zootecnico. Le importazioni, che già storicamente costituiscono il 65% dei volumi trasformati dai molini italiani e che provengono essenzialmente da Paesi comunitari, saranno più che in passato indispensabili per garantire la disponibilità di farine».
Inoltre, aggiunge Alexander Rieper, presidente della sezione Molini a frumento tenero di Italmopa «la situazione geopolitica internazionale sta determinando un marcato nervosismo dei mercati, con forti oscillazioni delle quotazioni che potrebbero rendere particolarmente complessa una corretta programmazione degli acquisti».
Mentre si attende un difficile ma ancora possibile rinnovo dell’intesa sul Mar Nero per l’export di cereali ucraini (il presidente turco Erdogan è a Sochi pe incontrare Putin e la Russia nel frattempo ha consolidato il suo ruolo di primo esportatore mondiale di frumento, complice la svalutazione del rublo) il 15 settembre scadrà l’autorizzazione eccezionale accordata a Polonia, Bulgaria, Romania, Ungheria e Slovacchia per la sospensione dell’import dall’Ucraina di grano, mais, colza e semi di girasole. I cinque Stati membri hanno già chiesto a Bruxelles una proroga della scadenza, in quanto la situazione dei mercati interni resta critica. Francia e Germania hanno dichiarato la richiesta irricevibile, ma il governo polacco ha subito replicato che, in caso di mancata proroga, procederà in modo unilaterale per la tutela degli agricoltori anche in violazione delle regole sul mercato unico. Insomma, non sarà facile trovare una soluzione, tenendo anche conto dell’impatto determinato dal mancato rinnovo dell’accordo sul grano dal Mar Nero che ha consentito, fino a metà luglio, l’esportazione by way of mare di oltre 33 milioni di tonnellate di prodotti agroalimentari ucraini.