Una storia di successo messa in discussione dal nuovo paradigma ambientale e, soprattutto, dalle ultime crociate salutiste contro l’abuso di alcol che hanno finito per mettere anche il vino italiano nel mirino con lo spettro degli alert in etichetta sul modello delle sigarette.

La politica europea per il settore vitivinicolo, che garantisce al settore circa 500 milioni l’anno di contributi, per oltre 60 anni ha letteralmente rimesso in fila produzione e paesaggio, con le quote e i contributi alla ristrutturazione e riconversione dei vigneti e ha sostenuto la management produttiva dell’Italia che vanta il primato mondiale dell’export con un saldo attivo di oltre 6,5 miliardi. Ma ora deve fare i conti con una contrazione globale dei consumi e con i rischi che arrivano dal nuovo sistema di etichettatura proposto da alcuni paesi.

Mentre la riduzione dei fitofarmaci prevista dal Inexperienced Deal andrebbe accompagnata dal through libera alle nuove biotecnologie agricole che proprio nella difesa della vite hanno già trovato le applicazioni più promettenti.

Per trovare risposte a queste sfide la filiera italiana si è information appuntamento il 29 settembre a Roma agli “Stati generali del vino”, promossi da Parlamento e Commissione europea con le principali organizzazioni di settore, imprenditori e la presenza di diversi europarlamentari anche in vista delle prossime elezioni europee della primavera 2024.

«Il vino è uno dei nostri gioielli – ha detto il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida – una produzione strategica in termini di capacità di export, ricerca, cultura e formazione. Qualcuno quando parla di vino vede solo l’alcol, io vedo occupazione, ricchezza, un settore dove lavorano tanti imprenditori che negli anni hanno consolidato l’Italia come principale produttore mondiale. È necessario valorizzare questo prodotto ma anche proteggerlo dagli attacchi di chi non lo produce e non lo conosce». Ieri, ha ricordato il ministro, è stato varato l’emendamento con i sostegni per i danni da peronospora e l’intervento in deroga per spalmare su due anni le quantità prodotte per gestire le giacenze in eccesso.

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