Centro storico di Varsavia

Una città dalle mille anime

Varsavia è sicuramente una delle capitali europee più affascinanti e certamente una delle più interessanti da visitare. Si tratta di una città dalle mille anime: c’è quella classica del centro storico grazie alla quale venne apostrofata come la “Parigi del nord” e venne fatta patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, c’è l’anima moderna che punta all’innovazione e ad uno stile più newyorkese con i suoi moderni grattacieli, c’è infine l’immancabile anima socialista che si erge alla sua massima espressione con il “Palazzo della Cultura”. In questo articolo non vogliamo parlare di cosa fare, di cosa mangiare o delle dieci cose da vedere. Vorremmo addentrarci un po’ di più sull’anima italiana di Varsavia, infatti c’è un forte legame tra la capitale polacca ed un grande artista veneziano che grazie alle sue opere maestre contribuì, postumo, alla rinascita dell’antico centro storico della città, stiamo parlando del pittore italiano Bernardo Belotto detto Canaletto.

Una città devastata e rinata dalle proprie ceneri

La Varsavia elegante, quella che le valse l’epiteto di Parigi del Nord, fu distrutta quasi totalmente durante la Seconda Guerra Mondiale. Quasi l’85% del centro storico venne raso al suolo per stroncare il cuore pulsante della resistenza polacca e probabilmente un po’ per ripicca contro una delle popolazioni che offri tra le più strenue opposizioni all’occupazione nazista.

Eppure, recandoci a Varsavia la prima cosa che balza agli occhi è la bellezza di Stare Miasto, il più antico distretto della capitale in cui ogni dettaglio è perfettamente conservato, pulito ed elegante, tutto al posto giusto. Così abbiamo voluto approfondire la ragione per cui il centro storico si presenti così conforme all’originale, nonostante la sua ricostruzione ebbe luogo in un periodo non di certo noto per il suo potenziale tecnologico di oggi.

Chiaramente la grande perseveranza del popolo che si è da subito messo a lavoro ripartendo dalle stesse macerie della città è l’elemento principale che ha restituito al centro storico lo splendore di un tempo. Tuttavia, ciò non sarebbe stato possibile senza il lavoro di Bernardo Belotto, il pittore veneziano che girovagò per le maggiori corti d’Europa e scelse proprio Varsavia come sua ultima tappa.

Quando qualcuno a Varsavia ci ha detto che tutto ciò fu reso possibile da Canaletto, le 4 domande che ci siamo posti sono le seguenti.

Chi era Canaletto?

Ritratto di Bernardo Belotto da Capriccio architettonico, 1765-1766, Varsavia, Museo Nazionale

Senza scendere nel dettaglio della sua biografia, facilmente rintracciabile in qualsiasi libro d’arte, brevemente Canaletto fu un pittore e incisore veneziano e figlio d’arte. Interpretò con 300 anni d’anticipo quello che oggi viene definito in maniera cool “un nomade digitale”, egli fece suo questo concetto (senza il digitale ovviamente) e portò la sua arte a spasso per le maggiori corti d’Europa: prima andò a Dresda, dove raggiunse grande fama internazionale, poi fu chiamato dall’imperatrice d’Austria a Vienna, quindi andò a Monaco di Baviera e infine ancora a Dresda.

L’ultima tappa del suo grande nomadismo artistico fu Varsavia, città allora con un fresco vento di neoclassicismo in poppa, qui, ispirato dal clima culturale, si trasferirà definitivamente e lascerà un segno indelebile sulle sue tele.

Come ha contribuito alla ricostruzione di Varsavia?

Ovviamente, Canaletto non agì direttamente nella ricostruzione della città di Varsavia, la sua presenza presso la corte del re di Polonia come pittore ufficiale risale al 1768. In questi anni Canaletto creò una vastissima collezione di opere che ritraggono le più belle piazze, strade e case della capitale.

Grazie alla sua grande bravura nel rappresentare meticolosamente ogni dettaglio, una scrupolosa resa cromatica e la sua conoscenza di ogni angolo della città, Canaletto a distanza di quasi 200 anni con le sue opere offrì un modello incredibilmente preciso e fedele alla causa della rinascita di una città il cui obiettivo era voltare una delle peggiori pagine della sua storia e cercare di ripristinare quello splendore di eleganza e di neoclassicismo che l’avevano resa la “Parigi del Nord”.

Quanto è stata grave la distruzione nazista della città?

La distruzione della città di Varsavia fu un colpo all’anima dei cittadini. A livello urbanistico il danno fu inquantificabile, circa l’85% degli edifici della città furono distrutti o gravemente danneggiati tra il 1939 e il 1944.

In seguito alla rivolta di Varsavia ad opera di mezzo milione di cittadini, la città fu rasa al suolo completamente come atto di ritorsione. Abbiamo avuto l’onore di assistere al cortometraggio Miastro Ruin, presso il Museo di Rivolta di Varsavia, un documentario in 3D che grazie ad un archivio di oltre 2000 foto e un team di esperti informatici e grafici riesce a ricostruire le condizioni della città durante la distruzione della seconda guerra mondiale (CLICCA QUI PER VEDERE IL TRAILER). Il danno fu talmente ingente che i cittadini vollero rimuovere totalmente ogni ricordo di quell’incubo, per questo decisero di ricostruire la loro Varsavia, bella ed elegante come era stata.

Davvero il centro storico di Varsavia è identico a com’era prima della guerra?

La risposta è si! Così conforme e così bello che l’UNESCO lo ha dichiarato patrimonio dell’umanità nel 1980. I dipinti del Canaletto sono così precisi e sapientemente realizzati che fu possibile ricreare la Varsavia di un tempo. Chiaramente, parliamo pur sempre di opere d’arte e quindi c’è la possibilità che l’artista abbia interpretato, aggiunto o rimosso dettagli in funzione del suo concetto di Varsavia.

In conclusione, possiamo dire che Canaletto abbia reso a Varsavia quello che la stessa Varsavia gli donò, cioè una grande fonte d’ispirazione.

Scriveteci qualsiasi domanda, curiosità o dettagli in più di cui siete a conoscenza qui nei commenti.

Non dimenticate di visitare il sito italiano dell’ente del turismo della Polonia

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