L’inflazione galoppante ha penalizzato i consumi di vino: un report di Mediobanca, tuttavia, prevede un aumento delle vendite nel 2023.
La costante crescita del cosiddetto costo della vita, alimentata da un elevato tasso di inflazione e dagli innumerevoli rincari al costo di materie prime ed energia, ha naturalmente ristretto e modificato il carrello della spesa degli italiani. A pagare il conto, come abbiamo già avuto modo di raccontarvi, sono stati anche e in particolare i consumi di vino; che d’altronde quando è tempo di stringere la cinghia pare ovvio che la bottiglia in più venga classificata come vezzo rinunciabile e dunque lasciata a riposare sullo scaffale di turno. Secondo un recente report realizzato dall’Space Studi di Mediobanca, tuttavia, l’anno in corso sta configurando un lieve aumento delle vendite (+3,3% e +3,1% per quanto riguarda l’export).
Vino tra vendite traballanti e inflazione galoppante
Un carro dal passo quanto mai timido e trainato soprattutto dalle efficiency messe a segno dalle bollicine, che crescono del 5,2 per cento per quanto riguarda i ricavi complessivi e del 4,2 per cento per quanto concerne l’export. I colleghi fermi, giusto per fornirvi un termine di paragone, si sono invece arenati su un ben più modesto aumento del 2,8% sui ricavi e del 2,9% per l’export.
È bene notare, prima di proseguire nella giungla dei dati, che il report in questione ha preso in esame solamente le 255 principali società di capitali italiane con fatturato superiore ai 20 milioni di euro e ricavi aggregati per 10,7 miliardi di euro – società che, di fatto, rappresentano una percentuale pari all’89,3% del dato nazionale.
A proposito di produttori – il generalizzato aumento dei prezzi a cui abbiamo accennato in apertura di articolo ha portato a sensibili aumenti di fatturato. Dati alla mano, il 2022 dei maggiori produttori di vino del nostro caro e vecchio Stivale ha chiuso con un aumento del fatturato del 10% (+10,5% il mercato interno, +9,5% l’estero); con i vini frizzanti che ancora una volta guidano la classifica (+16,9%) staccando di misura i colleghi fermi (+8,2%). Interessante notare, per di più, una ormai pronunciata vicinanza tra il tradizionale mercato “prediletto”, ossia quello dei Paesi europei (responsabili del 37,1% dell’export), con gli amici dell’America del Nord (34,6%).
Rimanendo nel contesto dei rincari di prezzo, è bene notare che i ritocchi in listino hanno interessato in minor misura i vini cosiddetti “Fundamental”(+6,6% a valore) e colpito più duramente, con aumenti in doppia cifra, i segmenti “Premium” (+13,7%) e “Icon” (+11,1%). Si segnala, infine, una notevole crescita delle vendite nel canale Ho.Re.Ca. (+19,9%), naturalmente coadiuvata dalla scomparsa effettiva delle restrizioni pandemiche, a scapito della grande distribuzione (dove gli spumanti sono, ancora una volta, l’unica eccezione); mentre l’attenzione alla sostenibilità spinge le vendite 2022 del bio (+9,6% sul 2021), al 4,3% del mercato.