Produzione in crescita e capi certificati in aumento: quelli che arrivano dai produttori del Vitellone Bianco Igp sono dati positivi soprattutto se si considera che maturano in un momento in cui i consumatori, sotto la spinta dell’inflazione, tendono a ricercare prodotti più convenienti con la conseguente diminuzione del consumo di carne pregiata.

Secondo il Consorzio del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale uno dei dati più significativi del bilancio 2022 «è quello legato al numero di capi certificati che, con 18.311 bovini, è il più alto degli ultimi sei anni e segna un balzo in avanti rispetto ai 17.980 del 2021». In crescita anche il numero degli allevamenti, «che passano da 3.204 a 3.218, a cui si uniscono 997 macellerie, 77 mattatoi e 123 laboratori di sezionamento che compongono la filiera». Per un giro d’affari alla produzione pari a circa 51,2 milioni di euro.

«Una certificazione in salute che cresce e dimostra di avere ancora grandi prospettive di sviluppo» per la prima Igp europea della carne che quest’anno compie 25 anni. «Se il development generale si conferma positivo e in ripresa dopo le difficoltà legate anche al contesto pandemico – sottolinea il direttore del Consorzio, Andrea Petrini – va anche sottolineato che non mancano i problemi, soprattutto esterni alla filiera. Se da un lato il mercato sembra dare chiari segnali di apprezzamento per le produzioni tipiche e di qualità, dall’altro questi stessi prodotti, come la carne di Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale Igp, subiscono maggiormente l’aumento dei costi di produzione e dei servizi. Il nodo per il futuro è legato in maniera indissolubile a questi aspetti esterni alla filiera, che condizionano in maniera significativa la redditività delle aziende e la competitività commerciale di tali produzioni. In questo contesto, è giusto sottolineare l’impegno di tutti gli attori della filiera, che stanno facendo del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale una delle Igp più importanti nel quadro delle certificazioni italiane. Per sostenere questo development positivo, dovremo continuare a far conoscere e promuovere la nostra carne e la nostra filiera, combattendo la mala informazione e le mode del momento».

Rispetto alla distribuzione regionale degli allevamenti, in vetta si trova l’Umbria, con 600 allevamenti, seguita da Lazio (544), Toscana (503), Marche (494), Campania (385), Abruzzo (364), Emilia Romagna (257) e Molise (71). L’andamento delle adesioni dei punti vendita ai controlli subisce una lieve flessione rispetto al 2021, ma si mantiene a livelli importanti con 997 macellerie aderenti.

Nel computo delle certificazioni dei capi delle tre razze sotto il marchio, crescono Marchigiana e Romagnola mentre cala leggermente il “peso” della Chianina, «anche se l’elemento più significativo – si legge in una nota del Consorzio – è la stabilità che la filiera sembra aver raggiunto anche da questo punto di vista». Nel dettaglio, la Marchigiana fa un salto in avanti, passando dai 6.527 capi del 2021 ai 6.866 del 2022; la Chianina mantiene la management generale come numero di capi certificati, anche se scende leggermente da 9.377 a 9.351, mentre la Romagnola mantiene il development di crescita degli ultimi tre anni, passando dai 2.076 bovini del 2021 ai 2.094 del 2022.

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