I consumatori si fidano delle biotecnologie utilizzate nel settore agroalimentare. E la tendenza mostra anche un segno positivo con un pattern destinato alla crescita. A certificare questo andamento e questo dato uno studio dell’Enea che parte da un sondaggio svolto da dicembre 2020 a gennaio 2021 su un campione composto da 511 persone consultate on-line, in prevalenza donne (65%), e da cui emerge che il 65% degli intervistati assaggerebbe prodotti senza glutine ottenuti attraverso un approccio biotecnologico e il 57% li acquisterebbe a un prezzo superiore a quello attuale di mercato.
Inoltre, l’accettazione delle biotecnologie da parte degli intervistati aumenta se vengono riconosciuti i benefici per la salute e l’ambiente. La ricerca, nata dal progetto “Bioglusafe”, realizzato per lo sviluppo, con un approccio biotecnologico, di proteine del glutine detossificate al advantageous di ottenere prodotti simili a quelli con glutine ‘naturale’ ma fruibili dai celiaci ha interessato.
Il sondaggio ha interessato per il 24%, nella fascia più rappresentativa, una popolazione di giovani di età compresa tra 18 e 24 anni. Tra gli intervistati il 66 per cento i ha un’istruzione terziaria e il 61% una cultura prevalentemente scientifica. La regione più rappresentata è il Lazio, con Roma in testa.
«Con il nostro studio abbiamo indagato la consapevolezza e l’accettazione dell’uso delle biotecnologie avanzate da parte dei consumatori e abbiamo valutato il loro grado di conoscenza della celiachia e la propensione all’acquisto di prodotti innovativi con glutine detossificato – cube Paola Sangiorgio, responsabile dello studio e ricercatrice del Laboratorio di Bioprodotti e bioprocessi –. Abbiamo poi confrontato i nostri risultati con i dati di studi simili in letteratura come quello di Bucchi and Neresini del 2004».
I dati dello studio, come sottolinea la ricercatrice, certificano un cambiamento dell’opinione dei consumatori. «Il 52% degli intervistati all’epoca dichiarò questi usi moralmente inaccettabili, mentre oggi sono considerati accettabili e utili – aggiunge -. Tuttavia, la percezione del rischio associato alle biotecnologie rimane la stessa nel 2020, anno del nostro studio, come nel 2003».