Quando si parla dei formaggi italiani a lunga stagionatura si pensa immediatamente a Grana Padano e Parmigiano Reggiano, le due Dop più importanti del nostro paese. Eppure, lo stesso Consorzio del Parmigiano Reggiano stima che oltre un quinto dei formaggi duri acquistati nella Gdo siano privi della Dop.
Se ne parla poco, ma nel 2022, tra peso fisso e variabile, le vendite in Gdo hanno superato le 25mila tonnellate, ossia poco meno della metà di quelle di Grana Padano e il 65% di quelle di Parmigiano Reggiano. Inoltre le quantità messe nel carrello della spesa sono rimaste stabili rispetto al 2021 mentre i consumi complessivi di formaggi sono diminuiti del 3% (fonte Circana).
I vantaggi economici dei «non Dop»
Sono tante le aziende che hanno puntato sui formaggi duri non Dop, con prodotti dai nomi di fantasia realizzati con tecniche produttive simili a quelle delle Dop più blasonate. La differenza? Meno laccioli, perché non c’è un disciplinare da rispettare. Meno costi, perché non ci sono certificazioni e controlli da pagare.
E più spazio per fare politica di model, imponendo a questi formaggi da grattugia un nome proprio, come il Piemontino di Valgrana e il Quattrocento di Granarolo, il Bianco d’Italia di Agri Piacenza Latte, il Gran Biraghi o il Grangusto di Galbani.
Ma di qui a parlarne in comunicazione ne passa. Poche le eccezioni: la bresciana Ca.bre, che ha pubblicizzato il suo formaggio duro Leonessa come «prodotto in Italia con il miglior latte europeo».
Il caso Gran Moravia di Brazzale
Il gruppo veneto Brazzale, che dal 2000 ha lanciato il Gran Moravia, ottenuto da una filiera ecosostenibile nell’omonima regione della Repubblica Ceca e oggi venduto in 70 Paesi: «Questo model esprime una filosofia innovativa e alternativa, una creazione della fantasia imprenditoriale italiana diversa dal sistema delle Dop, per noi troppo rigido e corporativo –- spiega il presidente Roberto Brazzale – Con Gran Moravia in 20 anni siamo passati da zero a oltre mille forme prodotte al giorno e abbiamo quadruplicato i nostri dipendenti in Italia, dimostrando che lo spazio di mercato c’è, eccome, sempre che si riesca a fornire alta qualità in modo competitivo e adattabile alle various esigenze».