Buon andamento del 2022 per grappe e distillati italiani che aumentano le vendite in Italia e all’estero. Anche se sull’anno in corso pesano le minacce internazionali. Nonostante, infatti, lo scorso anno la produzione italiana di alcol e acquaviti sia aumentata del 15% in quantity rispetto all’anno precedente con una produzione pari a circa 120 milioni di litri e un fatturato di 500 milioni (dati AssoDistil-Associazione nazionale industriali distillatori di alcoli e acquaviti) il 2023 presenta molteplici sfide per il settore.
«Con l’introduzione delle misure preannunciate dall’Unione Europea che mirano a demonizzare il consumo di bevande spiritose, inclusa la cosiddetta etichetta sanitaria – avverte Antonio Emaldi, presidente di AssoDistil – e la contemporanea assenza di strumenti legislativi che garantiscano la necessaria tutela e promozione di queste bevande a Indicazione Geografica (Ig), si mettono a rischio fino a mille posti di lavoro solo nelle distillerie». A questo si aggiunge il fatto che da cinque anni risulta sospeso il decreto sui Consorzi di tutela delle bevande spiritose, strumento cruciale per la tutela e promozione delle produzioni tradizionali nazionali. «Le bevande spiritose devono poter usufruire delle stesse prerogative di cui godono i vini e gli alimenti a Indicazione Geografica, altrimenti con la possibilità di produzione di bevande a nome grappa fuori dall’Italia si rischia di compromettere il fatturato del comparto», prosegue Emaldi.
Tra tutti i distillati particolarmente interessante è la ripresa della produzione (+12%) e l’aumento dell’export proprio della grappa rispetto al 2021. Nel 2022 l’export di grappa ha fatto registrare 60 milioni di euro contro i 51,5 milioni del 2021, dato che si traduce in +16% in valore e +8% in quantity. Tra i mercati internazionali che apprezzano di più la grappa vi è la Germania che da sola concentra ben il 59% delle esportazioni di settore, seguita da Svizzera (14%) e Austria (5%). Positivo anche il risultato nel mercato Usa (+31% di export in quantity) dove da cinque anni sono attivi progetti di promozione della grappa Ig.
«La grappa – osserva Valentina Simonetta, direttrice advertising and marketing di Inventory Italia, storica azienda fondata a Trieste nel 1884 – si sta comportando come un brown spirit, quasi fosse un whisky italiano, talvolta più accessibile e sorprendente e con ancora tanti aspetti da scoprire. È un distillato che racconta il nostro territorio, come le grappe di Distillerie Franciacorta e che pone tante sfide ai mastri distillatori, chiamati a rinnovare un grande classico». «Oltre a essere ormai riconosciuta come il distillato simbolo di italianità e artigianalità – interviene Gianluca Monaco, advertising and marketing & new companies director di Gruppo Montenegro – è sempre più associata all’thought di convivialità (47%), piacere (40%), tradizione (30%), calm down (27%) e momento privato (16%). La ricerca di AstraRicerche e Grappa Libarna mostra segnali promettenti per la categoria, a cominciare dall’immagine percepita dai giovani, che ne apprezzano in maniera crescente il valore, dimostrandosi consumatori sempre più consapevoli».
Un risultato frutto dell’impegno profuso da molti model per rinnovare l’immagine e il consumo di grappa. Prima fra tutte la famiglia Nonino, distillatrice e produttrice in Friuli-Venezia Giulia sin dal 1897. L’azienda, cui si deve l’invenzione del monovitigno nella grappa, per quest’anno ha in programma la realizzazione dell’ottava cantina e una serie di iniziative volte a rinnovare il consumo del distillato italiano puntando sulla miscelazione. Per la terza volta consecutiva, infatti, ha vinto il premio “Aperitivo dell’Anno 2023 worldwide” all’Isw Spirit Award, con il suo Aperitivo Nonino BotanicalDrink, scelto tra 550 aperitivi e distillati da una giuria internazionale.