Con l’avvicinarsi dell’property si riapre l’alta stagione del limoncello, autentico protagonista della produzione nazionale di spirits e numero uno per consumo tra liquori dolci, così diffuso da essere stato inserito nel 2000 nel paniere Istat. Un grande classico che sta vivendo un autentico growth.

In un anno gli italiani ne hanno aumentato del 16% le quantità acquistate nella distribuzione moderna e i grossisti di bevande ne hanno venduto il 30% in più nel canale fuoricasa (fonte Circana, anno terminante febbraio 2023). Un andamento senza uguali nel mondo degli alcolici, che ha riacceso l’interesse dei produttori sul mercato interno e non più solo su quello mondiale, dove il limoncello riscuote un ottimo gradimento e viene spesso considerato un lengthy vendor che si vende da solo, senza necessità di grandi strategie o investimenti.

Del resto, se nell’Ottocento eravamo considerati “il paese dei limoni”, nel terzo millennio siamo diventati il paese del limoncello: probabilmente nessun altro liquore al mondo è così legato all’immagine dell’Italia come terra del sole e del mare, dell’ottima cucina e del buon bere. Si stima, infatti, che oltre la metà di quello prodotto in Italia venga venduto all’estero. Ma oltrefrontiera ne finisce sicuramente molto di più, se consideriamo anche quello esportato personalmente dai turisti che visitano l’Italia.

«Il limoncello è uno dei prodotti più venduti nei responsibility free degli aeroporti italiani, dove sta andando molto bene tanto da aver già raggiunto le vendite realizzate nel 2019», spiega Valentina Garatti, advertising supervisor di Lucano 1894 , che ha in portafoglio Limoncetta, rilevato nel 2014 dal Gruppo Campari. Ora, per la prima volta, questo model è protagonista di un restyling di bottiglia ed etichetta, con annessa campagna pubblicitaria televisiva. Obiettivo: comunicare il legame con il territorio, la selezione delle materie prime e il rispetto della tradizione, sottolineando l’uso di soli limoni di Sorrento Igp freschi forniti da Solagri, in misura superiore ai 300 grammi per litro, e l’assenza di ogni additivo (come aromi e coloranti) come elementi distintivi rispetto alla concorrenza.

L’azienda non nasconde le ambizioni su questo liquore, che nei primi cinque mesi dell’anno ha già raddoppiato le produzioni rispetto allo stesso periodo del 2022: crescere di un 8% l’anno nel corso del prossimo triennio e aumentare in modo significativo la produzione, oggi superiore a 1,5 milioni di litri l’anno, accrescendo la presenza sui mercati esteri, dove realizza il 30% delle vendite (in particolare in Stati Uniti, Australia, Canada e Germania).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *