Per essere positivo, il segno è positivo: +3,8% il valore delle esportazioni di vino nel primo trimestre dell’anno. Ma al di là di questo sintetico dato, tra l’altro drogato dalla forte componente inflazionistica, di positivo resta ben poco. Innanzitutto, sul piano delle quantità le esportazioni di vino made in Italy fanno segnare una calma piatta: +0,1%. Ma è andando nei singoli segmenti che emerge più di un campanello d’allarme: la efficiency migliore la fanno segnare i vini low value per giunta svenduti visto che alla crescita nei volumi spediti (+13,4%) fa da contraltare il crollo dei listini (-9,2%).

In difficoltà i vini fermi imbottigliati Dop (-5,3% in quantità ma +2,5% in valore) e, tra le tipologie, diventa sempre più preoccupante il development stentato di quella che negli ultimi anni è stata la locomotiva del vino italiano: gli spumanti (-3,2% quantity e +7,3% valore) trainati a loro volta dal Prosecco (-5,5%).

È il quadro che è emerso dall’analisi dell’Osservatorio Ismea-Uiv sui dati Istat sul commercio estero e relativa alle esportazioni di vino italiano nel primo trimestre del 2023 «In questo primo trimestre – ha commentato il segretario generale di Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti – la coperta troppo corta è sempre più evidente: la crescita in valore è infatti insufficiente per far fronte al surplus di costi dettato da materie prime ed energetici, che influisce per circa il 12% su un prezzo medio aumentato di appena il 3,7%. Permangono le notevoli difficoltà dei rossi, in particolare Dop e Igp, a cui si aggiunge la battuta d’arresto dello spumante. Più in generale, l’attuale congiuntura impone alla domanda scelte low value, e per questo in termini volumici fanno meglio prodotti base che hanno ritoccato poco i listini». «Il mercato mondiale del vino sta mandando segnali di cambiamento che sembrano favorire al momento i vini di fascia più bassa – ha commentato il responsabile della Direzione Servizi per lo Sviluppo Rurale di ISMEA, Fabio Del Bravo -. Guardando alle dinamiche dell’export dei nostri principali competitor, la Francia appare penalizzata dall’attuale orientamento del mercato, e registra una riduzione dei flussi in quantità del 7,5% (+3,4% gli incassi). I vini spagnoli, al contrario, sono favoriti da un prezzo più competitivo e spuntano delle progressioni sia in quantity (+3,8%) che in valore (+11,4%). Per quanto riguarda il nostro export, siamo lontani dai tassi di crescita a cui settore ci aveva abituati negli ultimi anni. A complicare il quadro anche l’evidente rallentamento delle vendite alla distribuzione sul mercato interno e i quasi 53 milioni di ettolitri di vino stoccati negli stabilimenti che, sebbene in riduzione sui valori document dei mesi scorsi, fanno registrare una crescita di oltre il 4% sullo scorso anno».

Sul fronte dei mercati i dati dell’Osservatorio Ismea-Uiv sulle esportazioni di vino nel primo trimestre del 2023 sottolineano la crescita in quantity della piazza Ue (+7,3%) e la contrazione di quella extra-Ue (-7,7%); tra i high purchaser gli Usa rimangono in terreno positivo (+0,4% quantity, +10,8% valore) cresce, grazie agli sfusi, la Germania (+6,2% in quantity e +5,6 in valore) mentre il Regno Unito cede il 13,5% (-7% il valore). In flessione nei volumi, i mercati di sbocco ed emergenti come Canada (-24%), Svizzera (-8,4%), Giappone (-22,9%) e si conferma in caduta libera il mercato cinese (-43,7%).

Volano gli ordini dalla Russia: +33,0%. Tra le regioni, infine, rallentano i valori export per le high 3, con il Veneto a +3%, il Piemonte a +0,2% e la Toscana a +0,6%. Sopra la media gli incrementi di importanti regioni produttrici, come il Trentino-Alto Adige, l’Emilia-Romagna, la Lombardia.

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